LA CARTA PER LA PIAVE
Premessa. Questo è il contributo di Legambiente al dibattito sul destino della nostra cara Piave. Il tutto ruota attorno a tre concetti chiave : riqualificazione fluviale ed incremento della naturalità dell’ecosistema
fluviale, sicurezza delle persone, promozione della cultura scientifica e di comunità.
E’ un approccio che considera l’intera asta, comprende azioni a livello di alveo, sistema fluviale dell’intero bacino.
Considera la crescita dell’incertezza determinata dalla crisi climatica e dalla necessità di azioni innovative che si sviluppano anche in nuove forme di partecipazione ai processi decisionali. I fiumi sono le arterie del sistema ambientale. Restringimenti, ostruzioni, inadeguata gestione del ‘qui e ora’ minano la funzionalità non solo dell’alveo, ma dell’intero sistema ecologico e territoriale che comprende le grave, le golene, la fascia ripariale, le lanche ai lati delle correnti fluviali, le confluenze dei torrenti sia montani, che collinari, che di risorgiva, tutto il sistema della fascia delle risorgive alla fine dell’alta pianura.
Traiettorie:
1. Liberare spazio alle acque del nostro Fiume mediante un’analisi mirata e approfondita delle aree di laminazione naturali, diffusa dentro e fuori alveo (golena allagabile, soprattutto nel medio Piave), per valutare se ulteriori interventi saranno necessari. Teniamo conto che grande parte delle golene, soprattutto nel tratto mediano, è stata occupata da coltivazioni intensive a vigneto o a seminativi favoriti dai finanziamenti della P.A.C. e del P.S.R.
2. Supportare ogni intervento, anche puntuale, ad una visione unitaria dell'intero ecosistema fluviale, coinvolgendo le professionalità necessarie a un approccio multidisciplinare integrato : è un modus operandi che consigliamo anche all’Autorità di Bacino che sta lavorando alla redazione del Piano di Bacino.
3. Redigere il piano di gestione dei sedimenti sull’intera asta (per agire in base a un bilancio e a delle effettive disponibilità e obiettivi e non solo in base alle richieste puntuali) al fine di non accrescere i rischi idraulici ed evitare che la rimozione dei sedimenti, con la distruzione di habitat, alteri l’assetto delle biocenosi.
4. Gestire il trasporto solido eccedente, ove necessario, con interventi basati sull'analisi delle peculiarità specifiche della geomorfologia fluviale, a rami intrecciati con isole di grava della Piave, al fine di salvaguardare uno tra i più rilevanti elementi della sua unicità.
5. Valutare, sull’intero corso, la rimozione di opere fisse e manufatti non più necessari o dannosi o esposti a rischi eccessivi, mantenendo solo quelle utili e proteggere manufatti o altre infrastrutture antropiche ritenute strategiche.
6. Mappare e gestire in forma unitaria la vegetazione ripariale stante l’importanza ecologica, idraulica e di protezione che la stessa esercita e le strette connessioni con le dinamiche del fiume: un approccio di pianificazione integrata funzionale agli obiettivi della Direttiva Acque (2000/60/CE) e della Direttiva Alluvioni (2007/60/CE) che consideri anche un programma strategico di forestazione delle fasce tampone ove queste risultino esigue o assenti.
7. Utilizzare l'attività di adeguamento degli strumenti urbanistici comunali alle previsioni del Piano Paesaggistico Regionale quale occasione per ripensare le trasformazioni territoriali fin qui attuate e per riprogettare un nuovo rapporto tra l'attività umana e il fiume, evitando qualsiasi previsione di manufatti nelle aree di pertinenza fluviale, accompagnando le norme in essere al principio di precauzione e di sviluppo sostenibile.
8. Programmare la gestione del rischio idraulico residuo, non eliminabile, mediante appositi piani per la gestione delle emergenze e loro attuazione, informando e coinvolgendo la popolazione, le associazioni ambientaliste e del volontariato, le scuole,….. anche mediante apposite esercitazioni.
9. Ripristinare il capitale naturale nella parte alta del bacino, il più sofferente dalle alterazioni apportate dallo sfruttamento idroelettrico.
I progetti di riqualificazione fluviale e rinaturazione dovrebbero essere inseriti da subito nel Piano di Ripresa e Resilienza della Regione Veneto alla luce anche della regionalizzazione del settore energetico relativo al grande idroelettrico
Porre in essere il divieto di alterazione delle portate (derivazioni) qualora compromettano il raggiungimento o il mantenimento dello stato di qualità buono delle acque : quindi bloccare le
approvazioni dei progetti di nuove centraline idroelettriche in tutto il bacino della Piave .
10. Pianificare gli interventi a livello di bacino rispetto ai diversi usi dell’acqua al fine di ridurre l’impronta idrica, migliorare la qualità e fertilità dei suoli, la gestione del reticolo idrico secondario e la protezione delle falde. Impresa complessa ma necessaria stante
la deficitaria quantità d’acqua stabilita da un DMV inadeguato da sostituire con Deflusso Ecologico che tenga conto della grande distribuzione nel grande materasso ghiaioso che sottende tutto il
Medio Piave;
la progressiva contaminazione in profondità delle falde, l’alterazione del ciclo idrologico e del
bilancio idrico anche a seguito della crisi climatica in atto;
le prevedibili (quasi certe) situazioni di stress idrico e relativi conflitti che si potranno determinare
tra i diversi usi dell’acqua.
11. Completare concretamente la Ciclovia della Piave, comprensiva di un progetto di valorizzazione del
territorio con le sue valenze turistiche, storiche ed enogastronomiche, promuovendo il collegamento slow
con l’uso della bicicletta, del foot-bike e pedonale a sud di Ponte di Piave e di San Biagio di Callalta , fino alla
foce ; i percorsi sulle due rive, in golena del basso Piave , necessitano di interventi a basso impatto e
realizzabili in tempi brevi per la messa in sicurezza in caso di piena o morbida : nel contempo, può essere
pianificato nel medio periodo, un sistema cicloturistico strutturato, completo, con accentuata valenza
territoriale.
12. Verificare la consistenza ecosistemica delle aree Natura 2000 con l’obiettivo del ripristino ambientale
di zone limitrofe golenali compromesse dall’intervento antropico : invertire la rotta che sta portando alla
banalizzazione del patrimonio naturalistico lungo il nostro Fiume con la sparizione dei prati aridi, la macchie
boschive evolute, le zone umide presso le rive, lo spostamento a sud della fascia delle risorgive in alveo e
nella pianura circostante al termine della conoide alluvionale.
13. Istituire il Centro di documentazione – Biblioteca della Piave – di ricerca e formazione avanzata sui
modelli di riqualificazione fluviale e sul recupero della storia e delle storie relative a questo Fiume. Le
motivazioni sono ovvie: la Piave, per le sue caratteristiche, è uno dei fiumi più studiati da istituti e
università anche estere ; vanno raccolte e sistematizzate le importanti vicende storiche che hanno
interessato questa parte del territorio italiano.
Un centro fortemente radicato sul territorio ma, al contempo, caratterizzato da un respiro europeo. Il
percorso di costruzione del Centro, dovrà essere promosso dalla Regione e sostenuto dalle comunità
rivierasche : dovrebbe avere un primo livello di confronto e conferma auspicabile tra le istituzioni
scientifiche, culturali e sociali della nostra Regione per poi aprirsi alle istituzioni comunitarie e alle
collaborazioni scientifiche internazionali.
14. Sostenere la candidatura UNESCO, sostanziando e motivando tale candidatura con le riconosciute
caratteristiche del fiume – storiche, idromorfologiche, geologiche, antropologiche, letterarie e culturali – in
tutto il suo bacino e con la condivisione dei soggetti coinvolti,istituzionali e non, a partecipare a un
processo con molteplici obiettivi e piani di azione integrati che aiutino a uscire da approcci strettamente
idraulici e monotematici che hanno impaludato il dibattito per molti decenni.
15. Creare partecipazione e connettività istituzionale e culturale mediante l’adesione delle Istituzioni
coinvolte nel Contratto di Fiume di tutta l’asta fluviale, strumento di partecipazione e programmazione
negoziata così come definito dall’articolo 12 della LR 11/2015 e arricchito, nella gestione, dalle migliori
pratiche nazionali e internazionali.